lunedì 15 febbraio 2016

Recensione: Fino alla fine del mondo di Tommy Wallach

Buongiorno carissimi!
È tempo di proporvi una nuova recensione. Avete fatto scorta di cibo? Chiuso porte e finestre? Siete preparati all'inevitabile? Bene, perchè oggi ci toccherà sopravvivere alla fine del mondo.


Titolo: Fino alla fine del mondo 
Autore: Tommy Wallach
Editore: Edizioni Piemme
Data di pubblicazione: 10 novembre 2015
Prezzo: € 17,00
Trama: L'asteroide Ardor ha il 66 per cento di probabilità di colpire la Terra, distruggendola. Potrebbe accadere entro due mesi. Potrebbe accadere sul serio. Due mesi è un tempo irrisorio oppure eterno. Dipende. Può essere impiegato per disperarsi oppure per commettere ogni sorta di nefandezza, oppure per ridefinire ciò che siamo, liberandoci dalle etichette che abbiamo lasciato che ci appiccicassero addosso. A Seattle quattro ragazzi stanno aspettando la fine del mondo. C'è lo sportivo, la puttana, lo sfigato, la studentessa brillante. Hanno due probabilità su tre che quei mesi siano l'ultima occasione per fare qualcosa che abbia un senso. Non per essere degli eroi e nemmeno per dimostrare niente a nessuno, ma solo per diventare se stessi, trasformando le proprie vite in qualcosa che abbia avuto senso vivere.



Eccomi qui a fare il bastian contrario della situazione. Perchè sì, mi dispiace dirlo, ma questo libro non mi ha convinto. Almeno non del tutto. 
Ci troviamo di fronte ad una potenziale fine del mondo, perchè l'asteroide Ardor ha il 66% di probabilità di colpire la Terra e distruggerla. La notizia, ovviamente, getta la popolazione nel panico e porta come conseguenza ad atti di sciacallaggio, razzie e vandalismo. Lo Stato, quindi, non può far altro che imporre il coprifuoco e il razionamento di cibo. 
"I libri migliori non parlano di cose a cui non avevi mai pensato prima. Parlano di quello che hai sempre pensato e credevi di pensare solo tu. Quando li leggi, all'improvviso ti senti un po' meno solo al mondo. Fai parte della comunità cosmica di persone che hanno pensato a quella cosa, qualunque sia."
Il romanzo si sofferma in particolare sulla vita di quattro giovani (Andy, Peter, Eliza e Anita) e su come la paura di una probabile fine influenzi le loro vite. Ora, fatemi capire una cosa: se il romanzo è raccontato da questi quattro punti di vista, perchè mai deve essere scritto in terza persona? Io odio la terza persona. La odio, la odio, la odio. E per di più, a questo si aggiunge uno stile di scrittura che non definirei proprio coinvolgente. Anzi, il tentativo dell'autore di proporre uno slang giovanile per me è stato fallimentare e ha ottenuto l'effetto opposto.
Per quanto riguarda i personaggi, anche qui non mancano alti e bassi.
Peter è l'unico personaggio che mi sia piaciuto dall'inizio alla fine. Mette in discussione se stesso e la sua vita, si pone delle domande e rappresenta il tipico adolescente che sta cercando di capire quale sia la sua strada. 
Eliza, Eliza, Eliza. Se all'inizio ho sofferto per lei, più proseguivo con la lettura più provavo antipatia per il personaggio. Scusate eh, ma il discorso "se tutti mi additano come una sgualdrina, allora inizio a comportarmi come tale" non sta nè in cielo nè in terra. Darling, please, are you kidding me?
Anita ha subito invece l'evoluzione inversa. All'inizio nutrivo qualche dubbio sulla sua caratterizzazione, ma man mano che si prosegue con la lettura Anita matura e sboccia e si trasforma in un personaggio che è inevitabile amare.
Infine c'è Andy, l'emarginato succube del proprio "migliore amico" Bobo e immischiato in attività non proprio legali. È stato difficile riuscire ad apprezzare questo personaggio, ma alla fine (proprio fine fine eh) ho intravisto la luce in fondo al tunnel.
"Aveva pensato di poterci morire, soffocato dalla crudele verità che cercava di ignorare da una vita: per quanto lo avesse voluto o cercato, non sarebbe mai stato degno dell'amore di nessuno."
Insomma, si tratta di un romanzo che parte da presupposti ottimi, ma che non riesce a sviluppare al massimo le sue potenzialità. Un romanzo che vuole offrire diversi spunti di riflessione, ma che non è in grado di coinvolgerti completamente. Almeno così è stato nel mio caso, perchè se state pensando di dargli una possibilità non sarò certo io a fermarvi. Chissà, magari voi ve ne innamorerete!








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